Rispondo a parte di questo post, anche se un po’ in ritardo, con una piccola storia della mia esperienza in Uru.
Chiaramente la chiusura di Uru Live non regge il confronto con quanto accaduto a Giovanni in questi giorni, ma Uru Live per me non era solo una di “quelle cose” (con cui suppongo intendesse i videogiochi), ma era anche un sogno, e la comunità che condivideva quel sogno.
Una comunità che ha atteso per quattro anni di poter visitare la città di D’ni non da soli, come alla origine del progetto DIRT, ma con tutti coloro che sentivano il fascino della storia intessuta dalla Cyan.
Legato alla comunità online dai tempi lontani della Riven Guild, fino alle più recenti Lysts e D’ni Guild, l’idea di poter incontrare ‘vis a vis’, sebbene solo in una interfaccia 3D, le persone che avevo imparato a conoscere nel corso degli anni, chi come amico (come la meravigliosa Kha’tie, che ora lavora per la Ubi in qualità di community manager di Uru), chi solo come ‘macchietta’ o come l’autore di una canzone divertente, o di un sito di informazioni, mi colpì come nient’altro prima.
La mia opinione coincideva con quella espressa da tanta gente negli ultimi giorni: “Finalmente un gioco online fatto per me”.
Poi venne la beta, e il (mio) mondo non fu più lo stesso. Non credevo fosse possibile essere così vicino a delle persone che non si sono mai viste, che probabilmente non si vedranno mai, e che distano tanto fra loro: da Israele al Brasile, dagli Stati Uniti all’Australia. Non credevo fosse possibile divertirsi in un gioco in cui, a tutti gli effetti, non c’era nulla da fare. E invece fu così: sia nel gioco che sui forum della beta si creò una comunità molto attiva e molto unita, dove ogni voce si esprimeva senza essere soffocata dalle altre, dove il 70enne discuteva con il 12enne oltre ogni barriera d’età.
Quei giorni in cui i forum erano invasi di messaggi avevi la curiosa sensazione che, pur non avendo nemmeno fatto partire il gioco, tu fossi effettivamente stato lì con gli altri.
La fine della beta fu il crollo, parziale, di questa comunità; chi non amava i forum di Uru Live si spostò sugli altri mezzi di comunicazioni disponibili o ne creò di nuovi: la comunità era sempre lì, ma sparpagliata.
Lentamente, con il Prologo, i legami cominciarono a forgiarsi di nuovo. Nuovi Quartieri, nuovi gruppi di amici, ma anche la consapevolezza che non si sarebbe praticamente più rivisto nella Caverna coloro che sceglievano di giocare in uno shard diverso dal tuo. E quando tutto questo era al suo apice, pronto per colpire il mondo – bam, chiude. La comunità crolla di nuovo.
Oh, certo, si era imparato dall’errore precedente: la regola d’oro era “tenersi in contatto”. Ogni Quartiere costruì velocemente il suo sito, il suo forum, la sua chat, il suo cazzabubbolo, non accorgendosi alla fine che la comunità ne usciva ancora più divisa, perché tutte queste mini-comunità venivano a mancare del collante comune che era la Caverna.
Per chi non vede la differenza tra vedersi nel gioco o in un forum, pensate alla differenza tra essere in contatto con una persona dal vivo o poterla sentire esclusivamente per posta: mantenere le relazioni anche nel secondo modo è possibile, certo, ma immensamente più difficile; soprattutto se la relazione non è con un singolo ma con un gruppo.
Riepilogando: nel momento in cui scrissi questo messaggio non ero triste per la chiusura del gioco online, della nuova Era ogni mese, dal giochillo per distrarre l’attenzione; piangevo per la separazione da una comunità, per degli amici che probabilmente non vedrò mai più, per lo spezzarsi del legame che teneva insieme questo improbabile gruppo di persone. Se vi sembra poco, forse è perché non l’avete mai provato.