Diciamocelo, non mi aspettavo che Marino vincesse, ma le previsioni internettiane mi facevano sperare che potesse prendere sufficienti voti da essere una “spina nel fianco” che costringesse il PD a rivedere la sua linea politica. E` anche per quello (o meglio, solo per quello) che ho pagato l’obolo, preso la spilletta e votato alle primarie.
Con le cose così come sono adesso, anche se Bersani è pur sempre meglio che Franceschini, siamo pur sempre a una questione di “meno peggio”. Non è ancora passata una settimana e già c’è gente che minaccia di andarsene (yeah!) e altri che pregano Bersani di fare gli accordi giusti in modo che rimangano (nooo!). Sempre in nome del minestrone politico.
E` chiaro che non funzionerà. E` evidente, e dopo due governi falliti dovrebbero vederlo pure loro. Il PD non può essere quello di Rutelli e della Binetti, perché a sinistra non lo vota nessuno (se non turandosi il naso e cercando di non vomitare), e a destra (piantiamola di dire centro; lo diciamo una buona volta che il centro non esiste, è solo una cazzata inventata da Casini per rubare voti a sinistra e regalarli al Berlusca quando gli fa comodo?) nessuno voterà mai un partito con Prodi e D’alema: piuttosto venderebbero il figlio primogenito.
A questo punto se il PD o chiunque altro vuole veramente essere un avversario politico piuttosto che una baracconata, devono mettersi d’accordo su alcune cose.
- Essere unito. Un conto è avere correnti al tuo interno, un conto è mettere insieme due posizioni radicalmente opposte e sperare che il Bostik regga: quello non è un partito, ma la cena di Natale in famiglia. Se vorrà dire scissione, che ci sia.
- Cacciare via chi rogna dentro e vota contro. Nel caso del PD, via Binetti e Rutelli, che sono due anni che si pentono di non essere andati con Casini, e se non se ne vanno subito è solo perché sanno che Casini non darebbe loro alcun peso politico; meglio regnanti nel PD che servi all’UDC, insomma. Ma questa è una situazione che fa bene a loro, non al partito, e mi rattrista che c’è gente che ancora pensa che il PD sia più forte con degli approfittatori all’interno.
- Mettere una regola nello statuto che, se ti eleggono nel PD e tu voti contro e vuoi andartene, il partito può dimetterti e sostituirti con qualcun altro. Col cazzo che ti eleggo a sinistra e tu cambi schieramento o voti a destra. Anzi, metterei proprio (come nelle grosse aziende) che per almeno 5 anni dopo il licenziamento non puoi lavorare per un competitor, per OVVI motivi.
- Non aver paura di dire “sinistra”. E a chi ce l’ha, si applichino i punti due e tre. Un partito di opposizione alla destra che vede più favorevole un’allenza con l’UDC che con i Radicali non solo è destinato a perdere ma, diciamocelo, è quasi meglio così.
- Last but not least, avere le palle di fare le battaglie per i diritti e le legalizzazioni, e avere le palle di ribattere a chi esiste solo sulla base di divieti e proibizionismo. E se non c’hai le palle per fare le battaglie, che sei in politica a fare? Sei uno spreco di tempo e denaro e un fallito nella vita.
Sogno impossibile? Lo so, quasi certamente è così. Ma d’ora in poi queste saranno le mie condizioni per votare un partito, perché a turarmi il naso e a dare il voto utile c’ho provato, e come sempre la parte “centro” del centrosinistra mi ha turlupinato, e non solo me ma tutta l’Italia. Finché il PD non sarà di sinistra, nelle parole e nei fatti, per me risulta essere un partito di destra ultracattolica conservatrice, e come tale non avrà il mio voto. Sono stufo di risicare: d’ora in poi ESIGO.