Recensione doppia: Il giorno della civetta e Una storia semplice di Leonardo Sciascia.
Letti uno di filato all’altro in un paio di giornate, i giudizi tendono a coincidere con le parole stesse dell’autore nelle postfazioni. Entrambi grandi racconti del panorama italiano, entrambe storie di mafia, la prima e l’ultima dell’autore; seppure nel secondo quella parola non compaia neppure una volta (esprimendo senza esprimerlo l’ironico concetto che ‘la mafia non esiste’ se non nella mente dei continentali).
Ed è in questo che, alla fine della lettura del secondo (temporalmente primo), le parole di Sciascia stesso risultano profetiche: sembra quasi che la sua vita di scrittore sia passata nel tentativo di riscrivere con meno parole il romanzo d’esordio sino a trasformarlo in quello più succinto, ma anche più forte e diretto, degli ultimi giorni.
Da leggere.