Harry Potter 3

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Il prigioniero di Azkaban in 15 minuti: quasi meglio del film reale.

Il terzo film della serie è comunque molto meglio dei primi due, se non per una certa affrettatezza nelle spiegazioni dovuta alla megacompressione che si è dovuta attuare per far stare tutta la storia nelle due ore canoniche. C’è già chi commenta, più o meno facetamente, che Il quarto e il quinto film saranno in Volume 1 e Volume 2 alla Kill Bill onde evitare tagli eccessivi.
Peccato però che siano state eliminate alcune spiegazioni importanti, particolarmente quelle concernenti la Mappa del Malandrino.

Passando ai pregi, finalmente Hogwarts respira, lasciandosi indietro l’aria artificiosa e affannosa del passato e deliziandoci con grandi panoramiche dell’esterno, architetture improbabili e affascinanti (il super ponte sospeso!) e inquadrature espressive. Le riprese degli ingranaggi dell’orologio sono alquanto azzeccate per le scene da Ritorno al futuro dell’ultima parte del film. Complimenti al signor Cuarón.

Anche gli attori crescono, e non solo in età. Radcliffe è ormai calato perfettamente nella parte e comincia a mostrare quella rabbia che aflliggerà Harry nelle storie successive (e vogliono cambiarci l’attore, ma perché, ma perché? Siamo in un mondo dove i 30enni interpretano i 17enni, un 17enne che interpreta un 14enne non è certo più improbabile). Emma Watson ricade nella categoria CBCR; è carina e recita bene, potrebbe persino sopravvivere alla Potterite e usare i film come trampolino di lancio e non di arrivo (Duchovny, anyone?). Draco Malfoy ha un buon attore ma una pessima parte, mentre per Dumbledore abbiamo un attore non malvagio ma che deve confrontarsi col fantasma di Richard Harris, compito ahimè non facile in un posto come Hogwarts dove gli spettri aleggiano per secoli e non han timore di mostrarsi. Lupin e Black promossi con riserva; Oldman non è malaccio ma deve anche lui fare i conti con gli spettri non tanto degli attori passati quanto di quelli che avrebbero potuto essere nella sua parte: una torma meno ingombrante ma assai più ampia di quella che affligge Gambon.

Nel complesso un film leggero e divertente che cattura in pieno lo spirito della serie e invita a fare quello che a mio avviso dovrebbe fare ogni fan dopo aver visto la pellicola: leggersi (o rileggersi) il libro, del quale il film è soltanto un piacevole prologo.